“ODIO LE PASSWORDS!”: a quanti di voi (come a noi) capita di pensarlo? La verità?

 

È normale: ci vengono richieste di continuo, per cui ogni volta dobbiamo interrompere tutto e spremerci le meningi, ma non ce le ricordiamo mai, e se le ricordiamo sono già scadute, per cui se ne devono trovare di nuove, inventandole ma secondo certi criteri ben precisi, e siamo daccapo…

 

normale e, aggiungiamo, inevitabile, dal momento che esistono tanti accessi quanti sono i vari sistemi cui è deputata la gestione, poniamo, dei flussi interni di un’azienda e dai quali occorre saper entrare e uscire quotidianamente con una certa dimestichezza.

 

Ad ovviare a questa necessaria, ma anche noiosa procedura, come ad altre di cui parleremo più avanti, ci pensano, tra gli altri, i cosiddetti system integrator, cui avevamo già accennato in chiusura di questo articolo.

 

 

                                                                     

Cosa sono?

Si tratta di piattaforme che riuniscono un numero variabile di software, ognuno dei quali svolgente una specifica fase della gestione interna (logistica, amministrazione, produzione, comunicazione…) in un’unica macro-applicazione più potente che in parte integra, in parte accresce le funzionalità delle singole componenti.

 

Se ve lo steste chiedendo, non rappresentano un’eccezione, o comunque non più da molto tempo, ormai.

 

Non è, infatti, solo la crescita della complessità del mercato e, di conseguenza, l’esigenza di maggiore velocità e precisione nella gestione interna delle aziende a spingere per una loro adozione, ma è lo stesso cloud, ovvero l’architettura più diffusa nel campo dei sistemi digitali, a richiederla e a facilitarla, grazie alla logica dell’interoperabilità tra piattaforme, software, sistemi di diversa natura e funzione che è alla base della sua stessa esistenza e fortuna.

 

Ma tornando a noi: riassunto, un’unica password (più, al limite, un controllo di sicurezza a due fattori) per un unico accesso.

 

 

 

Tutto qui? Certo che no!

 

Le potenzialità e i benefici di un system integrator vanno ben oltre. Tra l’altro, infatti:

 

·      Permettendo ai vari sottosistemi di funzionare insieme nello stesso momento, consente di aumentare l’efficienza gestionale risparmiando tempo, costi ed energie;

 

·      Funge da interprete tra i codici e linguaggi di programmazione di ciascun sistema, impedendo allo scambio di informazioni di interrompersi e anzi aumentandone la velocità;

 

·      Integrando e al contempo potenziando diverse funzionalità e sottosistemi, il system integrator ne favorisce l’aggiornamento tecnologico senza sospenderne l’attività, con ulteriore contenimento di tempistiche e risorse;

 

·      La sicurezza è maggiore, poiché essendo tutti i dati allocati e utilizzabili in un’unica dashboard, è più facile elaborare un algoritmo abbastanza potente da impedirne il furto o l’eliminazione;

 

·      Aumenta anche la scalabilità dei vari software, ovvero la loro capacità di aumentare o diminuire autonomamente la propria potenza di calcolo ed elaborazione dati a seconda delle necessità del momento.

 

 

 

I migliori esempi?

 

Ciascuna impresa deve valutare quale approccio è in grado di valorizzare meglio i propri asset, ma in generale si può scegliere tra:

 

·       Le piattaforme EAI (Enterprise Application Integration), che comprendono i broker engine, specializzati nella comunicazione tra software differenti, e i process engine, che vigilano sul corretto svolgimento dei processi tra sistemi diversi;

 

·       Le ESB (Enterprise Service Bus), che mettono in comunicazione software e applicazioni siti in diversi ambienti IT;

 

·       Le piattaforme SOA (Service Oriented Architecture), che, in assenza di un controllo centralizzato, rendono le singole applicazioni del sistema messe in comunicazione utilizzabili dagli utenti mediante interfacce sotto forma di servizi web;

 

·       Le EDA (Event Driven Architecture), che rendono i servizi gestiti reattivi a stimoli esterni (aggiornamenti, cambi di stato: un articolo inserito in un carrello, l’archiviazione di un file, l’invio di un ordine) sia predeterminati che imprevisti.

 

 

Non sappiamo se anche chi ha sviluppato e rilasciato il primo system integrator detestasse le passwords quanto noi, ma vero è che spesso a far progredire la tecnologia sono i piccoli problemi pratici più che le analisi approfondite o le rivoluzionarie teorie sui massimi sistemi (integrati o meno…).

 

Su concetti come l’autenticazione a due fattori, le architetture cloud o anche ulteriori implicazioni legate ai diversi tipi di piattaforme integrative che abbiamo menzionato qualche riga fa, forse non così immediati come potrebbero apparire, ritorneremo magari con futuri approfondimenti. Non mancate!