Sì, lo sappiamo, arriviamo un po' in ritardo, ma volutamente ci siamo presi del tempo per riflettere evitando di unirci o, peggio ancora, lasciarci travolgere dalla marea di opinioni, molte delle quali negative, espresse sull’argomento in questione:

 

la campagna del MT “Open to Meraviglia” è un fallimento o un successo?

 

La nostra risposta è: che senso ha chiederselo o sentenziarlo adesso? Da qualsiasi lato la si voglia giudicare (grafico, contenutistico, politico, morale), noi riteniamo che se riuscirà nel suo obiettivo di promozione digitale dell’Italia, i suoi autori avranno avuto pienamente ragione.

 

Siccome, però, ci piace ogni tanto riaprire i cassettini della memoria più remoti e dimenticati, così, anche solo per divertimento, vorremmo qui ricordare come i precedenti tentativi dei vari governi succedutisi negli anni si siano rivelati degli svarioni (no, ammettiamolo: fallimenti!).

 

Ci auguriamo anche, in maniera forse un po' presuntuosa, che rivederli brevemente possa “illuminare sulla via” gli stessi autori di“Open to Meraviglia” in merito agli errori da evitare e la direzione giusta da intraprendere.

 

 

VeryBello.it

 

Vi ricordate, ad esempio, di VeryBello.it, il portale lanciato in occasione di Expo 2015 dagli allora ministri Franceschini e Martina e dal commissario Sala e chiuso poco meno di due anni dopo? Non si sa quanto involontariamente, si è finito per pescare a piene mani nello stereotipo più trito, a causa:

 

·       Del nome stesso, che rimandava all’idea dell’inglese stentato con cui gli italiani si farebbero sempre riconoscere all’estero;

 

·       Dell’utilizzo esclusivo della lingua italiana, malgrado l’obiettivo dichiarato fosse divulgare e promuovere l’Italia nel mondo;

 

·       Del fatto che sostanzialmente era stato “calato dall’alto” senza alcuna partecipazione pubblica e alcun apporto da parte di esperti qualificati provenienti dal “popolo digitale” alla sua creazione;

 

·       Della scarsa qualità generale del sito: pieno di bug, lento, poco navigabile, per nulla ottimizzato da mobile, privo di app a supporto. Era evidente che non fosse stato sottoposto al benché minimo test prima del rilascio ufficiale;

 

·       Della spesa complessiva del progetto, che si era calcolato avesse superato i 5 milioni di euro circa;

 

·       Della probabile assenza di una redazione degna di questo nome, con selezione degli eventi risibile, testi e contenuti imprecisi e pieni di gaffes, foto tagliate male.

 

 

Italia.it

 

Iniziativa che ha peraltro un precedente altrettanto fallimentare nel sito ministeriale Italia.it.

 

Aperto sotto il Governo Berlusconi nel 2004, costato ai contribuenti circa 45 milioni di euro, dopo quasi vent’anni conta solo 550.000 follower, ma in compenso una nutrita serie di strafalcioni, traduzioni con Google Translate, foto sbagliate, link fuorvianti…

 

In più è riuscito nella più che rara impresa di violare una legge promossa dal suo stesso responsabile, l’allora ministro per l’innovazione e le tecnologie Stanca, sull’accessibilità alle persone affette da disabilità, e di venire reso più funzionale da un comune utente che ne visionò e riscrisse da solo il codice in una settimana, sottolineando ancora di più lo spreco di denaro pubblico.

 

 

ItsArt

 

E che dire di ItsArt, “la Netflix della cultura italiana”, come era stata pomposamente presentata?

 

Attiva dal maggio 2021 al maggio 2023, la piattaforma offriva contenuti esclusivi disponibili in Italia e all’estero per “celebrare e raccontare il patrimonio culturale italiano in tutte le sue forme e offrirlo al pubblico di tutto il mondo”, ma si è sostanzialmente rivelata un VeryBello-bis:

 

TOV troppo enfatico e magniloquente, per nulla SEO-friendly, indefinibilità del target di riferimento (turisti e studenti stranieri? Alunni delle scuole italiane? Boomer, Millennials, Z-Generation?) dovuta a errate o addirittura inesistenti ricerche di mercato, offerta editoriale assurda (perché pagare, alle volte anche molto, per usufruire di contenuti già disponibili gratis altrove, come su Raiplay?) …

 

Risultati in cifre, secondo il sito di CorCom: 246mila euro, tra 141mila utenti registrati e voucher, a fronte di 5,970 milioni di spese per servizi e godimento beni di terzi, hanno portato al Mol negativo per 6,622 milioni e alla perdita di 7,447 milioni nel 2021 con un patrimonio netto di 16,650 milioni.

 

 

 

Anche per oggi è tutto, gente: se nelle nostre ricerche ci imbatteremo in altri casi simili, provvederemo a rinfrescarvi la memoria, ma anche voi potete rinfrescare la nostra se ve ne vengono in mente. Appuntamento alla prossima puntata, dunque: non mancate!