Vi ricordate di Diego Piacentini?
Da Commissario Straordinario per l’attuazione dell’Agenda Digitale, nel 2016, con il suo team di giovani eccellenze, aveva presentato un programma volto alla digitalizzazione della Pubblica Amministrazione entro minimo due anni, incentrato principalmente su:
· Collaborazione tra hacker etici con insistenza su policy capaci di segnalare tempestivamente ogni falla della sicurezza;
· Nascita dell’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente, per raccogliere in un unico punto condiviso i dati di 8000 anagrafi nazionali e non doverli poi comunicare ad ogni nuovo ufficio della PA stessa;
· Istituzione e promozione di modalità innovative e veloci di pagamento come SPID e Pago Pa;
· Sviluppo e rilascio di standard e software aperti per facilitare lo scambio di informazioni tra i diversi soggetti amministrativi e tra questi ultimi e i cittadini;
· Creazione del Domicilio Digitale, ovvero la Pubblica Amministrazione che arriva al cittadino, e non viceversa, attraverso lo smartphone;
· Elaborazione di linee guida, tutorial e kit per aiutare le amministrazioni ad offrire al cittadino un’esperienza utente semplice e moderna;
· Introduzione di Open Data per garantire ai cittadini la sicurezza e l’accessibilità dei loro dati.
Ad oggi, 2022, quattro anni dopo, a che punto siamo?
Da un lato, la pandemia ha rappresentato un impulso non indifferente all’adozione e regolamentazione di provvedimenti come smart working, SPID, domicilio digitale, più che mai necessari per ovviare efficacemente alle difficoltà logistiche.
Dall’altro persistono disfunzioni e insufficienze dovute, secondo gli ultimi report di Bankitalia, sia alla scarsità delle risorse disponibili che alla carente quantità e formazione del personale, che si ripercuotono, soprattutto nei comuni e presso i vari enti territoriali, sulla qualità dei servizi all’utenza.
Molti problemi e molti fronti su cui intervenire, dunque, ma quello che sembra l’obiettivo comune è la creazione e implementazione di infrastrutture digitali sicure e facilmente fruibili sia dai gestori che dai cittadini. In particolare:
· I sistemi e le applicazioni hanno bisogno di essere ospitati in data center affidabili, quindi urge la costituzione e il riconoscimento di un cloud pubblico sicuro;
· Va potenziata la connessione tra i database delle varie PA per favorire l’interoperabilità di dati e servizi tra le PAC e le PAL;
· Occorre rafforzare la “risposta immunitaria” dei sistemi ai cyberattacchi;
· E, infine, come già accennato, di fondamentale importanza è aumentare le competenze digitali di base di amministratori e amministrati.
Piacentini è stato fin troppo ottimista? Forse. Ma almeno gli va riconosciuto di aver gettato il sasso in uno degli stagni più immobili del Paese: la bonifica è cosa ben diversa e ben più complicata.