Vi ricordate di "Pokemon Go!" ? Come dimenticare le immagini di fiumi di gente che si riversano a Central Park alla ricerca di un rarissimo Charizard da catturare, comparso improvvisamente in mezzo al parco? Quell’immagine, insieme a tante altre meno iconiche di quel periodo, è stata uno degli spot più forti per una tecnologia che, all’epoca, era sulla bocca di tutti: la realtà aumentata.
“Facciamolo in realtà aumentata (…)” era una delle frasi più utilizzate all’interno delle agenzie digital e di comunicazione. Sembrava che tutto potesse essere fatto in AR (acronimo appunto di Augmented Reality), che fosse la soluzione a qualunque progetto, l’anello di congiunzione tra la progettualità richiesta e il famoso effetto WoW.
E poi? E poi niente; il “Facciamolo in realtà aumentata (…)” è rimasto ed è andato avanti per mesi, forse anche qualche anno, soppiantato via via dai vari Machine Learning, FaceTracking, Blockchain, eccetera, eccetera, eccetera. La tecnologia è andata comunque avanti, ma con sempre minor riscontro a livello di hype generato.
Arriviamo però al punto: Marzo 2020. Siamo all’inizio della Pandemia e mamma Google rilascia, in versione beta, un’evolutiva sulla applicazione Maps che dovrebbe aiutare (e non poco) chi fatica ad orientarsi su una mappa.
Si tratta di un sistema che sfrutta la camera del telefono per riprodurre l’effetto Street View, al quale integra, attraverso l’AR, tutte le indicazioni e le informazioni sul percorso da effettuare.
Una funzionalità estremamente interessante perché applicabile soprattutto agli spostamenti urbani lenti ed apre a diverse altre potenzialità in termini turistici.
Qui la domanda: quanto tempo passa tra l’annuncio di una tecnologia ed il momento in cui diventa di uso comune?
È chiaro che in questi casi il mondo viaggia a due velocità, quella del “ho inventato una cosa nuova”e quella del “ho scoperto cosa farne” ed è per certi versi rassicurante l’essere consapevoli di avere sempre la possibilità di saltare sul treno in corsa perché, alla fine, sta andando ad una velocità ragionevole.
Questo non significa dover o poter ignorare qualunque tipo di novità, questa è la possibilità di ridurre il livello della “Fear of missing out” generata da questo mondo folle e veloce.